LO SAI COS’È LA COMUNIONE EREDITARIA?
di Giuseppe P. Statti | pubblicato il 11 aprile 2023
Comunione ereditaria è la situazione di contitolarità del patrimonio ereditario che si instaura tra gli eredi, che hanno accettato l’eredità, prima che venga effettuata la divisione dei beni.
Si ha comunione ereditaria quando al defunto succedono più eredi, i quali diventano comproprietari dei beni che fanno parte dell’eredità.
La comunione ereditaria, come ogni altro tipo di comunione, può dar luogo a problemi gestionali e scontri tra i comproprietari.
Qualora un coerede, anziché procedere allo scioglimento della comunione ereditaria (divisione) decida di alienare la propria quota di eredità, gli altri eredi hanno diritto di essere preferiti agli estranei alle stesse condizioni. L’articolo 732 c.c. infatti dispone che: “Il coerede, che vuol alienare a un estraneo la sua quota o parte di essa, deve notificare la proposta di alienazione, indicandone il prezzo, agli altri coeredi, i quali hanno diritto di prelazione
Il diritto di prelazione è il diritto di essere preferito a parità di condizioni nell'acquisto della quota ereditaria.
In caso di vendita della quota ereditaria senza aver rispettato tale regola sulla prelazione, i coeredi hanno diritto di riscattare la quota dall’acquirente e da ogni successivo avente causa, finché dura lo stato di comunione ereditaria (il diritto di riscattare deve essere esercitato entro 10 anni: prescrizione ordinaria).
Il diritto di riscattare è detto “retratto successorio” che è quindi il rimedio riconosciuto al coerede nel caso in cui non siano state rispettate le norme sulla prelazione.
La comunione ereditaria può rivelarsi una vera e propria iattura (sinceramente raramente non lo è), quando non esiste accordo fra i coeredi.
Basti pensare alla gestione di un immobile in comproprietà: l’art. 1105 del codice civile stabilisce che tutti i comproprietari hanno diritto di partecipare alle decisioni riguardanti l’amministrazione della cosa comune. Queste decisioni vengono assunte a maggioranza oppure all’unanimità.
Per gli atti di ordinaria amministrazione è sufficiente la maggioranza semplice del valore complessivo delle quote (la metà + 0,1.
Per gli atti di straordinaria amministrazione è necessaria la maggioranza dei due terzi.
Infine serve addirittura l’unanimità per la vendita del bene comune.
Nel caso in cui i coeredi non pervengano ad un accordo, non resta altro che rivolgersi al giudice, consapevoli dei tempi e dei costi che un giudizio formale comporta.
In conclusione?
In conclusione le cose andrebbero risolte prima che diventino problemi spesso insormontabili. È questa la funzione della Consulenza patrimoniale: quella di evitare inutili quanto costosi conflitti, quella di evitare inutili spese e imposte