OLTRE IL DENARO - EPISODIO 2
di Giuseppe P. Statti | pubblicato il 5 maggio 2025
Il rumore del vuoto
Voce Narrante: Chiara Murgia, cameriera
Quando lavoro, non penso. O forse penso troppo. Le mani si muovono da sole: caffè, scontrino, brioche, sorriso. È tutto automatico. Poi qualcuno dice una frase strana, e lì ti si inceppa il cervello.
«Avete ancora il POS attivo?» Era la terza volta in un’ora che me lo chiedevano.
«Sì, certo. Funziona.»
Ho guardato il lettore come si guarda un amico che sai potrebbe tradirti. Il cliente ha passato la carta, è uscito il bip. Tutto ok.
Per ora.
Quella mattina il bar era pieno come al solito. Colletti bianchi, pensionati, ragazzi di corsa. Io in piedi dalle 6. Come ogni giorno. Ma nell’aria c’era qualcosa. Un silenzio diverso.
Niente musica. Solo tv accesa su quel canale di notizie che il capo lascia sempre in sottofondo.
“File agli sportelli”, diceva il sottopancia.
“Prelievi massicci in tutta Italia.”
“La BCE rassicura: ‘liquidità sotto controllo’.”
Ho guardato il mio telefono.
Saldo: 296,11 euro.
Il 10 dovevo pagare l’affitto.
Il 12 la ricarica del telefono.
Il 15 la rata del motorino.
Tutti numeri. Tutti lì.
Ma in quel momento sembravano… finti.
A pranzo, due clienti hanno litigato per pagare in contanti.
Uno diceva che solo i contanti valgono. L’altro diceva che da domani non li avrebbero più accettati. Io ridevo, all’inizio. Poi no.
Alle 16, il POS ha cominciato a fare i capricci.
Transazione in attesa.
Errore di rete.
Transazione negata.
Ho chiamato il capo. Ha detto: «Stacca tutto. Da domani solo contanti, almeno finché non capiamo che succede.»
Poi ha chiuso il bar prima del solito. Era pallido, lui che non si ferma mai.
Sono tornata a casa in motorino. Passando davanti a un supermercato, ho visto la fila. Gente con i carrelli pieni solo di pasta, acqua, latte. Sguardi bassi, occhi larghi.
Ho parcheggiato e sono entrata nel mini market sotto casa. Ho comprato due confezioni di fagioli in scatola e tre bottiglie d’acqua. La signora alla cassa mi ha guardata e ha detto: «Fai bene, ragazza mia. Qua stanotte si svuota tutto.»
Non ho risposto. Ma ho pensato: “Cosa vuol dire, che si svuota tutto?”
Gli scaffali? Il frigo? I conti correnti? O noi?
A casa ho guardato il telefono.
Saldo: 296,11 euro. Sempre lì.
Ma ora sembravano pixel.
Ho aperto il cassetto dove tengo gli scontrini, le monete, le cose da buttare. Ci ho trovato 28 euro e spicci.
Li ho messi sul tavolo. Li ho contati. Li ho guardati per dieci minuti.
Erano veri. Ma bastavano?
Ho chiamato mia madre. Ha detto: «Non ti preoccupare, passerà.» Poi ha aggiunto: «Tu hai sempre saputo cavartela. Sei tosta.» Già. Ma cosa vuol dire essere tosti, se il mondo si scioglie sotto i piedi?
La notte ho dormito male. Ho sognato il bar vuoto. Il POS che urlava. Le monete che cadevano per terra e nessuno le raccoglieva.
Al risveglio, il telefono lampeggiava.
“Banche chiuse per 48 ore. Prelievi sospesi. Saranno garantite nuove forme di pagamento digitale.”
Mi sono alzata, ho fatto il caffè con la moka. L’ho bevuto piano, guardando fuori dalla finestra. Tutto pareva uguale a ieri ma non lo era più.