OLTRE IL DENARO - Episodio 4

IL CONFINE

Voce narrante: Enrico Salviati, banchiere.

Lo so esattamente. L’orario, il minuto, persino il rumore della penna quando l’ho lasciata sul tavolo.

Era il 10 del mese, ore 6:43 del mattino.

Nella stanza c’era silenzio, il tipo di silenzio che si crea solo prima delle tempeste.

La mail che avevo ricevuto dalla Banca Centrale era breve. Fredda. Codificata. Ma dentro ci scorreva il panico.

“Attuare il piano di emergenza. Congelamento selettivo. Trasferimento parziale in strumenti di garanzia sovrana.”

Tradotto: “Blocca i conti. Prendi i risparmi. Converti in titoli di Stato.”

Ho guardato fuori dalla finestra. La città  si stava svegliando.

Uomini e donne uscivano per andare al lavoro, ancora ignari. O forse già consapevoli, ma incapaci di crederci.

Come chi sa che l’aereo sta perdendo quota, ma continua a fingere che atterrerà comunque.

Alle 7:10 ho convocato il comitato interno. I direttori di rete, il responsabile dei sistemi informatici, l’ufficio compliance.

Li ho guardati uno per uno.

C’era chi tremava. Chi aveva gli occhi lucidi. Chi recitava.

E poi c’ero io: Enrico Salviati, 61 anni, 38 passati nella banca.

L’uomo che aveva sempre predicato prudenza. Stabilità. I pilastri.

E adesso dovevo dirgli che stavamo per prendere i soldi della gente.

Non rubarli, no. Solo… spostarli. Congelarli. Convertirli.

Parole belle. Parole vuote.

Alle 8 abbiamo iniziato.

Conti sopra i 50.000 euro: congelati.

Trasferimento automatico di una parte in “obbligazioni del popolo” a 30 anni, rendimento garantito dallo Stato.

La parola “garantito” non suonava  rassicurante.

Alle 9 sono iniziate le telefonate.

Non urlavano, i clienti. Non ancora.

Chiedevano. Sospettavano. Pregavano.

Un avvocato mi ha detto: «Lei sa che sta violando la Costituzione.»

Gli ho risposto: «La stiamo adattando.»

Anche quella era una bugia. O forse era solo realismo.

Alle 11 ho ricevuto la chiamata del Ministro.

«Enrico, è solo l’inizio. Serve tenere duro. Il sistema reggerà.»

Avrei voluto rispondere: Quale sistema?

Ma ho solo annuito. Come si annuisce davanti a una bara.

Sono tornato a casa a piedi. Volevo sentire il rumore della strada, i respiri delle persone, il peso dell’aria.

Un anziano alla fermata del tram diceva a un ragazzo: «Quando avevamo le lire, almeno capivamo cos’era un sacco di soldi.»

Il ragazzo lo guardava in silenzio, come se la frase venisse da un altro secolo.

Quella notte, ho scritto sul mio taccuino una sola frase:

“Il denaro è il contratto. Ma la fiducia è la firma.”

E senza firma, il contratto non vale  niente.

Fine Episodio 4

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